Al governo italiano
Al Parlamento europeo, alla Commissione europea e ai governi europei
Ai cittadini e alle cittadine d’Europa
Update on 03.07.2019: la magistratura italiana ha ordinato di rilasciare il capitano Rackete dall'arresto. Questa è una grande vittoria e una pesante sconfitta per il Ministro Matteo Salvini. Tuttavia, su Carola pende la minaccia di espulsione, e attualmente non è in grado di continuare la sua missione con la sua nave e il suo equipaggio. Nel frattempo, il bombardamento dei campi profughi in Libia dimostra chiaramente che esiste un pericolo immediato per tutti i migranti. Rimaniamo fermamente impegnati a portare avanti le istanze della petizione e continuiamo la nostra campagna. – Promotori: Etienne Balibar, Sandro Mezzadra, Eric Fassin, Barbara Spinelli e l'intero Comité Européen contre la Criminalisation du Sauvetage en Mer
Un appello internazionale
Il Ministro Matteo Salvini – che pare esercitare un potere illimitato nel suo Paese – ha ordinato l’arresto della Capitana Carola Rackete, accusandola di “resistenza a nave da guerra” e “tentato naufragio” e definendola una “fuorilegge”. Ha anche ordinato il sequestro della sua nave come “vascello pirata”, minacciando i suoi armatori di una multa tra i 10.000 e i 50.000 euro. Tutto ciò è vergognoso e farneticante. Le azioni di Salvini contraddicono platealmente il diritto internazionale e i principi fondamentali che attribuiscono all’Italia e a tutti i nostri Stati la loro legittimità democratica. Ne deriveranno conseguenze pericolose se questa politica non verrà fermata.
La Capitana della Sea Watch 3 ha deciso di “rompere il blocco” imposto dalla Guardia di finanza italiana per approdare al porto di Lampedusa nonostante il divieto con l’obiettivo di condurre in un porto sicuro i suoi 42 passeggeri. Aveva atteso per 14 giorni una decisione chiara da parte dell’Unione Europea e aveva invano richiesto un provvedimento alla Corte Europea dei Diritti Umani. In ogni caso, la Capitana ha semplicemente fatto il suo dovere, accettando il rischio di essere arrestata. È del tutto inaccettabile che possa essere ora condannata per un’azione in linea con il diritto internazionale e con il diritto del mare. I governi e i cittadini europei, che sono direttamente coinvolti, devono immediatamente intervenire per impedire la criminalizzazione della nave da salvataggio e del suo equipaggio.
E non dimentichiamo: un’altra Capitana è attualmente sotto processo in Italia per avere salvato oltre 1000 vite nel Mediterraneo. Si tratta di Pia Klemp, accusata di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” e complicità con i “trafficanti”, reati per cui potrebbe essere condannata con una pena fino a 20 anni di prigione. Molte persone, in Europa e nel mondo, sono indignate, ma i nostri governi sembrano ignorare il caso. Il tentativo è quello di esercitare deterrenza su chiunque sia impegnato in operazioni di salvataggio, ma dopo Carola e Pia altri e altre si assumeranno il rischio per porre fine ai naufragi e alle morti di massa nel Mediterraneo, che continuano con la complicità di quegli stessi Stati che dovrebbero fermarli.
Noi, firmatari e firmatarie di questo appello, chiediamo al governo italiano di recuperare ragionevolezza e far cadere le accuse, di liberare immediatamente la Capitana Rackete e di disporre il dissequestro della nave in modo che possa tornare alle sue urgenti missioni. Chiediamo che l’Italia accolga le donne, gli uomini, i bambini che sono stati salvati dalla guerra e dal naufragio, che dia corso alle loro domande d’asilo collaborando con le ONG e con altre agenzie europee. Insistiamo sul fatto che si ponga fine alla criminalizzazione della solidarietà praticata dai suoi stessi cittadini che agiscono in difesa dei diritti umani. Condanniamo la sua propaganda razzista, che fomenta l’opinione pubblica contro migranti poveri provenienti dall’Africa.
Ci rivolgiamo al neoeletto Parlamento europeo perché proponga una politica comune, secondo le regole della Convenzione di Ginevra, una politica che garantisca asilo e protezione ai rifugiati e definisca chiaramente le regole giuridiche per una loro equa distribuzione tra gli Stati membri. Chiediamo alla Commissione europea di elaborare questa proposta e ai governi europei di adottarla. È tempo che l’Europa si faccia carico dei suoi obblighi collettivi, recuperando legittimità morale e dimostrando capacità politica. Deve rispettare le convenzioni SOLAS e SAR, che obbligano a condurre le persone salvate in mare in un porto sicuro. L’Europa deve dichiarare chiaramente che Libia e Tunisia oggi non sono “Paesi sicuri” in cui profughi e migranti possono essere ricondotti. Deve avviare nuovamente operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e interrompere ogni finanziamento e attività di formazione della cosiddetta Guardia costiera libica che, in nome della lotta contro i “trafficanti”, dà la caccia a migranti e rifugiati e li sottopone a tortura. Qualsiasi altra cosa è semplicemente criminale, non farà altro che proseguire l’attuale corso di ipocrisia, codardia e stupidità. Con il pretesto di evitare conflitti interni, li infiamma e distrugge il futuro dell’Unione.
Infine, chiamiamo i cittadini e le cittadine d’Europa a ribellarsi contro le politiche di ostilità contro migranti e rifugiati, proclamate apertamente in Italia e più discretamente praticate in altri Paesi. Li esortiamo a esprimere una solidarietà attiva con Carola e Pia. Mentre Matteo Salvini e i suoi pari ci spingono verso la vergogna e l’infamia, queste donne coraggiose e i loro equipaggi hanno realmente salvato l’onore del nostro continente. Dobbiamo imporre la loro liberazione e la loro assoluzione e dobbiamo unirci alla loro lotta. È una lotta difficile, ma la posta in gioco è chiara: è una lotta contro la tirannide, contro l’isteria xenofoba e il razzismo, per i diritti universali e l’ospitalità, per la vita umana, a fianco di chi rappresenta tutto questo. Non resteremo in silenzio, assistendo dall’esterno a quanto accade.
Photo: SeaWatch